Nelle sue parole
Bruna Cossu (Brujana)
Si trova questa storia sulla pagina Facebook di Brujana.
C’era una volta un dio che volava nell’infinito da un tempo eterno. Era onnipotente ma anche molto annoiato. Gli sembrava che il massimo della felicità fosse nell’avere desideri. Per questo inizia la ricerca della Terra e dell’uomo, perché sa che l’uomo è l’unico in grado di sognare l’impossibile.
Ma, una volta trovata la Terra, scopre che l’uomo non ha imparato a sognare. Il pianeta è popolato come di un brulichio di formiche: gli uomini si combattono e cercano di complicarsi la vita in tutti i modi, ma non hanno imparato a sognare. Tutto fanno fuorché sognare.
Allora il Dio convinto dice: “Sarò io il primo uomo a sognare”. Cerca sulla terra un luogo disabitato dove vivere solo e lo trova in una piccola isola a forma di piede. E’ la Sardegna.
Quest’isola è ancora selvaggia, piena di pietre. Il Dio si concentra e si fa uomo, ma sceglie di farsi già vecchio, perché per avere dei desideri bisogna vivere con fatica.
L’isola gli mette a disposizione sassi e sugheri e uno sciame di api che lo seguono ovunque. Lui capisce cosa ha a disposizione, lo assembla e con semplici arti umane costruisce il primo alveare, risolvendo così il problema della fame.
Un giorno, addormentato, il Dio viene disturbato da un’ape. Con un gesto della mano involontario cerca di allontanarla, lasciandosi però sfuggire una scintilla di potere divino. Cosi tutto lo sciame si trasforma in una tribù di piccolissime divinità femminili. Nascono le Janas.
Conquistano la dimensione umana giocando a fare le donne, ed essendo per natura profetesse sanno che le donne, quelle umane, presto sbarcheranno sull’isola.
Intanto scavano case nella roccia e le arredano giocando a fare le donne come le bambine giocano a fare le signore.
Un giorno all’orizzonte arriva la prima imbarcazione umana. Arriva uno strano popolo. Non si sa bene da dove arrivi, è un popolo rude, selvaggio, un popolo di guerrieri. Le Janas si interessarono subito alle donne e volando intorno alle loro teste le convincono a lasciare il lavoro pesante agli uomini.
E cosi finalmente le donne entrano nel mondo delle Janas, dove imparano a filare e a tessere sui telai preparati dalle fate che essendo state api avevano innata una geometria genetica. Per questo i telai erano costruiti con estremo rigore e precisione. Le donne in unione con le Janas avevano portato una qualità essenziale: la pazienza. E allora rigore delle Janas e pazienza delle donne divennero condizione ideale per la nascita della creatività.
E’ così che sono nati i tessuti delle donne sarde che erano popolati e lo sono ancora oggi di immagini ritmiche e simboliche.
Fonti:
Leggenda del Sardus Pater, Giuseppe Dessì
Maria Lai: Inventata da un Dio distratto, Marilisa Piga e Nico di Tarsia (video)
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