Il Film, Il Testo all’Italiano

Quando lanciai il film, pensavo che un giorno registrerei una version della narrazione all’Italiano. Tuttavia, il film è stato fatto per un pubblico degli Stati Uniti che non sapevo niente riguardo alla Sardegna, e la difficoltà di registrare di nuova la narrazione per accordarsela alla colonna sonora precisa e bellissima mi ha convinta di non procedere con l’idea. Invece, mi ho deciso di presentare il testo solamente il testo all’Italiano. Mi più sentiti ringraziamenti a Gabriele Masetti, chi corresse il mio tentativo iniziale della traduzione, e al fine, riscrivesse completamente molte delle frase. Sono miei tutti gli errori.
~ Kelly Manjula Koza

Voglio tessere la trama del tempo

Bruna: Mi ricordavo che quando era bambina, mia nonna aveva una telaio. E io osservavo queste mani e queste piedi che si movevano e facevano delle cose bellissime. E credevo che fosse ormai una cosa persa, dimenticata. 

Narratore: Le Frongia sono un punto di riferimento fra gli artigiani i cui mestieri sono in via d’estinzione. Susanna, Isa e Anna Maria tessono ancora come una volta, completamente a mano. Sono fra le ultime a portare avanti questa tradizione in Sardegna e, forse, nel mondo.

La Sardegna è una terra suggestiva ed estremamente varia. Antichi complessi Nuragici marcano antichi insediamenti.1 Fattorie, coloniche, e cale isolate fanno capolino dietro ogni curva e promontorio. Il sughero viene pazientemente raccolto e il mirto distillato con sapienza.2 Muri a secco, antichi e non, delineano il territorio. Ogni villaggio ha le sue tradizioni, ma le annuali sagre del pane sono comuni a tutta l’isola.

La cultura sarda è il risultato delle diverse civiltà che hanno occupato il territorio nel corso dei millenni. La specificità della Sardegna è riflessa dal suo status di regione autonoma, oltre che dalla natura selvaggia ed assai variegata che la contraddistinguono.

Le spiagge della Sardegna sono conosciute per essere fra le più belle al mondo. In estate i turisti ne godono stralci indimenticabili, nei resort della Costa Smeralda e Paradiso.

Muovendosi dalla costa verso l’interno il paesaggio cambia radicalmente. I turisti si fanno più radi e le tradizioni locali più pervasive e meno rarefatte. Le strade sono più tranquille, gli anziani vestiti con abiti tradizionali e, sebbene le abitazioni mostrino un contegno severo, frugale, l’accoglienza è calda e profonda.

Nella parte centrale dell’isola, adagiata fra dolci colline, si trova Samugheo, il principale centro tessile della Sardegna. Qui modi di vita antichi, tradizionali, convivono ancora pacificamente con la modernità. La tessitura è tutt’oggi parte integrante della storia e della cultura locale. Un filo verde, dipinto sui ciottoli del pavé, serpeggia fra le viuzze puntando verso il museo tessile regionale. Lo stemma cittadino incorpora un telaio e i muri nel quartiere vecchio sono affrescati con motivi tessili tradizionali.

Questo è il luogo dove abitano e lavorano le migliori tessitrici a mano della Sardegna. Il laboratorio di Isa e Susanna è il più antico e rispettato di Samugheo. Le Frongia appartengono alla categoria in via di estinzione degli artigiani che lavorano ancora interamente a mano. I collezionisti apprezzano la completa dedizione delle Frongia per la qualità assoluta.

L’abilita’ dell’artista che ha realizzato questi tessuti è evidente, e l’ammirazione non può far altro che crescere quando ci si rende conto come sono stati realizzati.

La trama dei tessuti si caratterizza per la presenza di piccoli nodi, chiamati pibiones. Ogni pibione deve essere scrupolosamente contato e intrecciato a mano, un pibione alla volta, una fila alla volta.

Le fibre che costituiscono la base della tessitura — l’ordito e la trama — si intrecciano armoniosamente, sopra e sotto di essa, determinando un ulteriore e meno evidente motivo che si integra perfettamente con i pibiones.

Seduta ad un telaio vecchio di decenni, Isa lavora ad un cuscino. La fase di preparazione del telaio è stata è già completata e la tessitura è in corso. 

Dopo aver realizzato i primi pochi centimetri della base, Isa si ferma per contare gli intrecci (la filettatura) e verificare la corretta posizione del pibione, il punto di riferimento alla base dell’intera produzione.

Il termine “pibiones” identifica gli acini dell’uva.3 Ciò è indicativo del profondo significato storico e culturale attribuito tradizionalmente in Sardegna al frutto della vite. I pibiones assomigliano ai semi dell’uva e molti dei motivi tradizionali rappresentano acini ed altri elementi caratterizzanti della cultura popolare legata ai ritmi e temi cari agli agricoltori.

Una tessitrice conta sempre e, qualora dovesse perdere il conto dei pibiones, dovrebbe ricominciare daccapo.

In base alle dimensioni del pezzo da realizzare, la tessitrice dovrà contare decine di migliaia o anche centinaia di migliaia di incroci di tessitura prima di poter ultimare il lavoro.

In un mondo in cui ci si attende sempre progressi rapidi e risultati istantanei, il filmato che riprende in tempo reale il lavoro di una tessitrice artigianale appare permeato da una armoniosa immobilità.

Nel tempo di questo filmato Isa ha creato una fila di pibiones sul telaio più piccolo del suo laboratorio.

Il suo studio ha anche un telaio di cinque metri di larghezza, che viene utilizzato per realizzare tappeti di grandi dimensioni, ed un’altro largo due metri per realizzare copriletto e tovaglie.

Il processo è il medesimo indipendentemente dalle dimensioni del telaio, ma la preparazione e il conteggio sono più complessi in quello più grande.

Ma torniamo al telaio piccolo, dove Susanna ha appena iniziato a tessere un altro capo. Ha impostato alcune fila della trama per trovare la sistemazione ideale e la giusta tensione del telaio.

Muove la spoletta da un estremo all’altro, per intrecciare le fibre della trama con quelle dell’ordito.

Invece di muovere le fibre della trama sù e giù attraverso ogni filo dell’ordito, Susanna mantiene la spoletta su un piano uniforme e muove i fili dell’ordito grazie al movimento da lei impresso con dei pedali.

Mentre lavora, Susanna tiene sotto controllo la sequenza dei movimenti che compie con i pedali, conta e riconta i fili e misura l’intero lavoro per assicurarsi che i motivi dell’ordito ed i pibiones siano dove devono essere.

Prima d’iniziare a tessere, si prepara il telaio e le spolette. Le bobine delle spolette vengono avvolte rapidamente. Tessere l’ordito è la parte più complicata.

I 5000 fili che compongono l’ordito del telaio di medie dimensioni devono essere individualmente filettati a mano in una sequenza esatta e precisa.

Qui la filettatura è già stata completata. I fili sono assicurati nella parte posteriore del telaio, dove Isa li raccoglie e lega alla bacchetta dove, su un cilindro addizionale, si andrà a depositare il prodotto finito.

In questa fase, le tessitrici devono assicurarsi di due cose fondamentali: Primo, che la sequenza dei fili dell’ordito sia perfetta e, secondo, che la tensione di tutte le parti del telaio sia uniforme. Una tensione irregolare potrebbe risultare nella rottura di un filo, un motivo deformato o una struttura troppo tesa o troppo lenta. La sequenza dei fili dell’ordito deve essere perfetta perché basta che uno solo sia sbagliato per rovinare il motivo secondario della tessitura e l’intera opera.

Tessere a mano è un processo che richiede molto tempo, pazienza, attenzione ai minimi dettagli, e la conoscenza di un arte unica e meravigliosa.

Quanto si assiste al processo di realizzazione di un’oggetto tessuto a mano e si comprende l’acutezza mentale e la manualità fisica che quest’antica arte richiede, non si può far altro che apprezzare la splendida bellezza ed i dettagli ineguagliabili di un oggetto realizzato dalla mano di un’esperta professionista.

Il livello di abilita’ artistica diviene anche più evidente e personale. Tenendo in mano un simile risultato ci si rende conto che non è solo un oggetto, ma il prodotto dell’abilita’, della concentrazione e della passione della tessitrice.

É una manifestazione armoniosa ed irripetibile di tutti i singoli attimi e di tutte le esperienze artistiche, personali e creative di chi lo ha realizzato.

Bruna: Una notte ho sognata mia nonna, e da quel momento pensato che forse era possibile che io, dopo tanti anni in qui ho fatto lo architetto, ho fatto cantiere, ho fatto un lavoro molto maschile, potessi avvicinarmi a questa arte molto femminile. Per iniziare, sono arrivata a Samugheo a vedere il museo del tappeto. E finito il visito al museo, qualcuna me ha detto che potevo venire nel laboratorio del Isabella Frongia a vedere la tessitura tradizionale.

Sono entrata, e sono stata accolta con queste tre donne meravigliose, che sono Susanna, la mamma di Isabella; Isabella e Anna. E ho scoperto che usavano ancora il telaio come quello della mia nonna. E ho chiesto se potevo venire ad imparare. E loro mi hanno accolto nel loro laboratorio, nel loro famiglia. Lo stesso giorno che sono arrivata, mi hanno detto “vuoi sederti al telaio?” e mi hanno fatto un lavoro. In tre giorni ho realizzato il mio primo campione, che lo stesso punto con qui se fanno le bisacce.

Dopo cinque o sei volte, ho realizzato il mio primo ramo di rose, tutto colorato, alta orrendous (sic)! E questo mi stata una emozione più grande perché era mio desiderio da bambina. Penso che non sarai mai restare capace di fare questo. Invece, Zia Susanna, Isabella, e Anna, in pochissimo tempo, mi hanno reso così autonomia, che oggi, ho preso un telaio. Mi lo riporto a casa e inizierò a lavorare per conto mio, per cui ringrazio queste splendide donne. 

(Mia nonna) non mi ha insegnata niente. La osservavo solo. No lo so. Io credo che loro pensassero che quelle era cose antiche, che non erano più addate a noi. Che noi dovevamo fare delle altre cose, delle cose moderne, dovevamo essere un altro tipo di donna. Io ho fatto questo per fine cinquant’anni, cerca, ho fatto un lavoro molto maschile. Pensando che fosse un alternativo, un nuovo modo. E poi mi sono resa conto che non era quella di cui è. Io e la mia anima avevano bisogno. Credo che il fatto di aver imparato in poco tempo a tessere qui con queste splendide donne si apparo dovuto anche il fatto di quello cui da bambina ho visto. Certi movimenti erano comunque familiari.

Dentro la mia anima c’era questa voglia di riuscire a ripetere questa magia, che avevo vista fare la bambina sul telaio, che la magia, che qui si la vede tutti giorni.

Sono di origine Sarde, ma ho vissuto fuori de la Sardegna ventisei anni. Io ho cinquantuno per cui ancora non sono pari. Pero sono tornata sul 2003, e dall’ora, come dire, sto cercando ricuperando la mia Sardità. E adesso queste mani, queste piede, questi occhi, e questa maestria che loro mi hanno insegnato mi stanno restituendo la mia anima, la mia parte di anima che dormiva. E questa grazia a Isabella. Devo dire che in queste ultimi tempi, ho riscoperto il valore delle donne. 

Io sono cresciuta con un messaggio che era che le donne valevano meno degli uomini e che per dimostrare il proprio valore, dovevamo trasformarci  in “uome”, come dice qualcuna della m’amica. E quindi ho guardava al mondo femminile con molta diffidenza, per quello ho fatto lavori in un ambiente molto maschili. Invece, mi rendo conto che é una ricchezza, e una forza di essere donna, e occuparci di cose come ci occupavano le nostre mamme, ciò sono queste, le cose forte, le cose che ci fammi stare bene, le cose che mutarono anche che si sta dorma.

Manche anche i nostri uomini, la nostra società. Se noi fossimo più in pace, più in armonia con la nostra parte femminile, la vivessimo pienamente, Io credo che la nostra società sarebbe migliore. Ci sarebbe più amore, più armonia, meno guerre, meno competizione. 

A piccoli passi, una notte ho sognata una frase che diceva “Tessere le trame del tempo”.4 In qualche modo, io credo che ognuno di noi può dare il suo contributo a tessere un mondo diverso, un mondo migliore.

Per essere umani, penso che la umanità ha bisogno dell’energia femminile. Per quella che ci ritroviamo molte donne, almeno come sua storia. 

Io no rinnego niente. Si sono quella che si sono adesso per tutto quella che ho fatto. Pero, ora sento l’armonia. 

La condivisione, lo stare vede anche qua, parlare, mangiare insieme, ad aiutarsi. L’energia femminile, credo firmamento in questa. Io lo sto vivendo in prima persona.  

Ho deciso di mettermi gioco così. L’obbiettivo non è più denaro, più la carriera. L’obbiettivo è questo scambio che viene, non vai niente a cercarlo.

Io non sono venuto a Samugheo cercando questo luogo. Ci sono arrivata, ho chiesto di essere raccolta, e mi hanno raccolta. Tutto quello che viene fuori, dalle mie mani, da quello che chiacchieriamo, da quello cha racconto. 

Nel mondo, è un messaggio di armonia, di amore, di fiducia, e che possono fare delle cose insieme. Ognuno le sue piccole. 

Narratore: Susanna ha iniziato la pratica della sua arte nel suo studio nel 1960, con la finalità di contribuire al sostentamento dei suoi cari e di preservare un’arte antica. Ma quello che lei, Isa ed Anna Maria continuano a fare oggi va ben oltre quelle due iniziali, seppur fondamentali, motivazioni.

Danno forma a valori ed un modo di vita che si rendono conto il mondo attorno a loro non conosce, un’ideologia che si fonda sulla compassione, il desiderio di accogliere e offrire premurosa attenzione ad ognuno secondo le loro specificità e desideri, incorporando ogni momento ed ogni individuo nella trama e l’ordito della loro vita.

Tessere è il loro universo, ed il loro laboratorio non è solamente il luogo dove svolgono la loro attività professionale, sotto la loro abitazione. Lo studio è il centro pulsante e salubre della vita comune per parenti, amici e visitatori. Tutti sono i benvenuti, tutti vengono invitati ad accomodarsi e a partecipare ad un’immortale rito di pace ed armonia.

Questi oggetti possono essere considerati di piccole dimensioni, e potrebbe apparire fragili, ma la forza e la bellezza della tessitura che ne emergono sono ben maggiori della grandezza delle loro trame. Tessuti assieme con amore ed abilità, ogni componente diviene parte di un insieme più grande.

Questo è vero per la tessitura di un’oggetto come per la trama delle nostre vite, come ci affanniamo per creare bellezza, forza ed integrità. Ogni componente può a prima vista apparire minuta ma gioca un ruolo da protagonista nella più ampia tela della vita.

Le Note

1 A questo momento nel film, si vede una torre Spagnole perché mi mancava una foto del nuraghe quando il film é stato lanciato.

2 A questo momento nel film, si vede una foto dei cespugli della sarsaparilla e del mirtillo. 

3 Nella versione Inglese, ho detto in errore “i semi dell’uva”.

4 Sebbene Bruna disse “Tessere le trame del tempo”,  il film è nominato “ I Want to Weave the Weft of Time” (Voglio tessere la trama del tempo) per rendere più commovente il nome. 

© Kelly Manjula Koza unless otherwise noted.